Avviso ai lettori: questo temino farà largo uso e abuso di parentesi. Così, per essere in linea col personaggio 😀
SVOLGIMENTO:

Ieri, martedì 11 febbraio 2014*, sono stata al concerto di Antonello Venditti. Vi confesso che era il mio primo concerto Pop (si può definire la musica di Venditti “pop”?). O meglio era il mio primo concerto non lirico/sinfonico/cameristico. Manco un concerto Rock ho mai visto. Son quelle esperienze di vita che fanno crescere un giuovane virgulto. L’assenza di questa componente nella mia gioventù potrebbe spiegare il mio metro e mezzo d’altezza.

Sì, forse potrei impegnarmi e comprarmi i biglietti di qualche band famosa. Ma ho visto che costano un botto. E di spendere un botto per ascoltare gente che canta col microfono in un teatro non mi va. Non configura Doping il microfono?

Ora, forse da me qualcuno si aspetterà un mio giudizio sulla vocalità dell’artista. Tuttavia trovo che sia una sciuocchezzuola immane valutare Antonello Venditti per la sua vocalità. Quindi su questa cosa non spenderò nemmeno mezzo pixel.

A dire il vero non mi va nemmeno tanto di parlare del concerto in sè. Vi basti sapere che sono stata una claque fantastica: per le prime due ore** ho fatto partire praticamente tutti gli applausi, sebbene conoscessi una canzone su quattro. Per pura solidarietà al cantante. Facevo partire gli applausi anche sui lunghi, lunghissimi monologhi, un po’ autocompiacenti, che l’artista propinava. A volte cominciavo ad applaudire per salvarlo da situazioni imbarazzanti prima che si infilasse in pendii scivolosissimi (ad esempio quando si è sognato di dire “Beh, ma voi triestini non siete fascisti” seguito da un gelo in sala abbastanza indicativo. A Trieste ci son tantissimi fascisti. Oh, non dico mica gente di destra, eh! Dico proprio di quelli che cantano “duce, duce, eiaeiaalalà”. Antonellino mio, ma come puoi fare una simile uscita a Trieste).

Quello di cui vorrei scrivere è il gran numero di differenze che il concerto del cantautore ha con un’opera lirica o un concerto lirico/sinfonico/cameristico cui sono abituata. Vi sembrerà strano, ma ho trovato anche qualche analogia.

Partiamo dalle Analogie:

1. L’Età Media: l’età media al concerto di Venditti era abbastanza alta. Forse appena appena abbassata dalla presenza di un certo numero di giovani. Anche all’opera a volte l’età media è bassa se, ad esempio, nello spettacolo è previsto il coro dei bambini che si porta il codazzo di fratellini, cuginetti e amichetti come pubblico. O se le scuole portano i ragazzini ad assistere alla rappresentazione. Diciamo che, però, in questi casi, i ragazzini son costretti a partecipare e forse il discorso non fa molto testo. Al concerto di Venditti suppongo che i giovani fossero presenti volontariamente!

2. L’Intelligibilità delle parole: vi sembrerà bizzarro, ma ho avuto le stesse difficoltà che mediamente hanno i neofiti con la lirica. Vuoi che, quando suonava al piano, l’effetto di riverbero usato creava un pastone di suoni che manco in una cattedrale gotica a cinque navate per un concerto di arie di furore di Vivaldi potrebbe produrre, vuoi perché appena partiva con la band il volume diventava talmente eccessivo da “coprire” la voce che -beh!- spesso ero in difficoltà. I miei amici non se ne curavano: “noi sappiamo le parole a memoria”. E lì ho pensato:”orpo, ma anch’io conosco le opere a menadito. Forse questo dovrebbe farmi riflettere”. Posso azzardare a concludere che la storia “non vado all’opera perché non capisco le parole” è, alla fin fine, una gran boiata.

3. Il Senso di Nostalgia: I miei amici e vicini di poltrona, all’alternarsi delle canzoni, rammentavano le varie feste delle medie/liceo in cui ballavano i lenti sulle canzoni di Venditti. Era tutto un Amarcord. E’ esattamente quello che succede con la lirica. Solo che è non è così scontato ricordarsi di quella volta che si ballava sui lenti – peraltro famosissimi- di Giuseppe Verdi (oddio, visti certi giovinotti che frequentano l’Opera in effetti potrei anche non escluderlo). Diciamo che è una nostalgia di tipo diverso, ma il senso di nostalgia è un fattore comune!

DIFFERENZE:

1. Puntualità: Forse non ci crederete, ma il concerto è iniziato PUNTUALISSIMO. Questo nell’Opera non succede quasi mai. Alle 21.01 (forse erano anche le 21, e son io che ho l’orologio del telefonino che va avanti) è entrato in scena Antonello Venditti. Forse però la puntualità si doveva al gran numero di monologhi che sarebbero stati appioppati al pubblico!

2. Le Luci: Oh, questa è stata una cosa bellissima. Io di solito vedo le luci che dal fondo sala vanno verso il palco. Ieri vi erano anche delle luci che andavano verso il pubblico. A me è piaciuto un sacco. Non si potrebbe usare lo stesso principio anche nella concertistica classica? Sai che figo durante la prima sinfonia di Mahler, sparicchiare qualche effettone luccicoso alla comparsa del tema di Fra Martino? Sarebbe da tener presente!

3. Partecipazione del pubblico: Il pubblico cantava. Anch’io vorrei che fosse possibile all’Opera o al concerto classico (oddio, in taluni concerti d’operetta il pubblico canta, a dire il vero. Ma all’Opera mai. Che palle! Sì, trovi ogni tanto il melomane incallito che se la canta da solo, ma è più uno sfoggio di cultura musicale mal tollerato dai vicini, che un momento partecipativo). Sarebbe meraviglioso. Ah, e si poteva applaudire anche durante l’esecuzione! Fighissimo

4. I comizi: diceva anche cose interessanti anche se faticava un po’ a tenere il filo del discorso. A un certo punto ho semplicemente smesso di ascoltare. E che lunghi, Dio mio, che lunghi! Vi immaginate se uscisse Accardo e cominciasse a raccontare di quanto sua bisnonna fosse affetta da psoriasi, e di come lui sia rimasto sconvolto per questo al punto di mettersi a suonare per disperazione? Ecco. Era una roba così 🙂

5. La lunghezza del concerto: A un certo punto pensavo che mi sarei fatta la pipì addosso. Almeno nei concerti o nelle opere più lunghe ESISTONO GLI INTERVALLI. Argh! No. Questo inalienabile diritto al vuotamento della vescica non era contemplato. Manco per fumare una sigaretta il buon Antonello ha pensato di interrompere lo show. Pensavo sarei morta come Tycho Brahe!

6. L’ingenerosità dell’artista nel concedersi: Il pubblico in visibilio -modestamente parlando, anche grazie alla mia claque iniziale (scherzo, eh!)- alla fine del concerto ha continuato ad applaudire per un’ulteriore uscita del protagonista. Nada. All’opera di solito si continua ad uscire a prendersi gli applausi anche ben dopo l’ufficiale chiusura del sipario. In realtà, forse questo non è successo non tanto per ingenerosità, quanto forse per questioni sindacali dei tecnici e dei vigili del fuoco. Ai posteri!

Beh, per concludere, direi che a parte il sonno fotonico che mi ritrovo stamattina, mi sono anche divertita.

Poi, diciamocelo: ma questo signor Venditti ha cantato nello stesso teatro in cui ho cantato io, anche recentemente. Deve essere uno famoso, allora 😛 😀

* Nei temi alle elementari scrivevo sempre la data completa, così il tema veniva più lungo! Perché perdere le antiche abitudini?

**Sì, il concerto è durato uno sproposito. La prossima volta che qualcuno si lamenta della Tetralogia di Wagner gli rido dietro 😀